Cosa succede quando un personaggio a fumetti non se ne vuole andare? Una cosa da “Metà Oscura” mi è successa giusto in questi giorni, in cui stavo facendo un piano programmato, storia per storia, per concludere la serie di Venerdì 12. Invece delle 7 puntate previste me ne servivano almeno 12, così stendo più o meno i punti che sarebbero stati trattati, puntata dopo puntata, afferro il mucchio dei fogli dove ho buttato giù un po’ di battute sparse, cose che vengono usate in giro nelle storie e via dicendo, e infine mi metto lì a scrivere la prima delle 12 puntate, prevista per settembre. Ho già il titolo, “Mosche come noi”, ho la trama, Aldo e Giuda si trasformano in mosche per volare da Bedelia e vedere se pensa ancora ad Aldo e via discorrendo. E
mi metto lì un’ora. Due. Tre. Un giorno. Due. Niente.
Di solito impiego un giorno in allegria e ho già tutta la sceneggiatura. Sarò stanco, penso. Guardo la tv, mangiucchio, scarico la posta… quelle cose per ingannare la concentrazione e sorprenderla alle spalle. Niente.
Allora, sconsolato, un po’ per far qualcosa inizio come ho sempre iniziato tutte le altre. Per caso. Da una frase, da un’idea vaga. Ed eccola lì. In pochi minuti eccola lì, praticamente tutta. Come a dire “hai visto? Continua così, non pensare a cosa ci sarà nel prossimo numero.Vai alla ventura.” A questo punto ho preso la bici e sono uscito a fare un giro.
Insomma, tutto ciò per smentirmi ancora una volta. Venerdì 12 continuerà finché ce ne sarà. Naturalmente, senza forzare la storia. Quando sarà ora di finirla lo saprò in quel momento. Ho sempre cercato di programmare la mia vita e ho sempre fatto le cose sbagliate, per questo. E mi stupisco di non averlo ancora imparato. Che dite, arrivando al numero cento l’avrò capita?
E a questo punto… perché dovrei arrivare al numero cento?
Mah! Misteri dell’animo umano!

leo