Tanto tempo fa, in una galassia vicina, vicina…

STAR RATS non è stata la mia prima volta.

Da quando è uscito al cinema Star Wars, o meglio Guerre Stellari, come ho imparato a chiamarlo io, le nostre strade si sono incrociate diverse volte, segno che qualcosa, nel film, si è impresso in maniera indelebile nella mia immaginazione. O segno che sarebbe ora che crescessi.

Guerre Stellari è arrivato sugli schermi che io andavo ancora alle scuole medie.

I miei compagni di classe che avevano avuto la fortuna di vederlo al cinema, me ne parlavano entusiasti, concentrando i loro racconti sulle spade laser, su Chewbacca e su Lord Fener.

Dal momento che mi dilettavo già con i fumetti, mi sarebbe piaciuto disegnare quella storia, per partecipare anch’io all’euforia generale.

Così afferai uno dei miei compagni, Elvezio, detto “Fagiolo” per le ridotte dimensioni fisiche, e gli chiesi di raccontarmi per filo e per segno l’intera storia. Non ci riuscì. Era tutto una spada laser, un Lord Fener, un Chewbacca. A volte le tre figure si alternavano nel racconto, ma a parte un certo indugiare sulla figura di una principessa, illuminato da primitivi barlumi di cupidigia erotica, la storia che mi raccontò Fagiolo non aveva senso. Chi era Lord Fener? “Quello con la spada laser!” E Chewbacca? “Quello alto come Lord Fener!” E la principessa? “Mmmmh… aahh.. ooh.. sbavaz…”

Niente. Non avevo altri dati, non avevo fotografie, non avevo altro che i racconti di “fagiolo”, ma forunatamente, sul CORRIERE DEI PICCOLI era comparsa una parodia di Star Wars con Braccobaldo. Mi accontentai di quella e, basandomi sui disegni del film secondo Braccobaldo realizzai la mia prima versione di Star Wars a fumetti!

Quando uscì il secondo capitolo della saga, L’IMPERO COLPISCE ANCORA (Irvin Kershner;1980), guardai Fagiolo, lo sentii mormorare qualcosa tipo “Mmmh… principessa… oooh.. spada laser…” e capii che non avrei potuto sopportare un altro racconto. Così, un pomeriggio, andammo a vederlo insieme al cinema. Era la prima volta in vita mia che andavo al cinema, e vi lascio immaginare quale impatto provocò su di me la magia del grande schermo, soprattutto considerato quello che vi stavano proiettando sopra.

Ero entrato che ero un bambino, ero uscito che ero diventato un uomo.

Non è vero, ma suonava bene. Purtroppo diventai uomo solo il giorno in cui uscii dal cinema dove avevo visto “L’AVVENTURA DEGLI EWOK”(John Korty;1984) alcuni anni più tardi.

E alcuni anni più tardi ero già al liceo. Avevo visto tutti e tre i film e ne ero rimasto così affascinato che, alla fine del 1983, realizzai una nuova parodia di Guerre Stellari, basandola sui miei compagni di classe: “GUERRE SPANNARI”. “Spannare” derivava dal fatto che, così come la filettatura di un dado viene spannata dall’introduzione di un bullone sbagliato, noi venivamo spesso spannati dalle interrogazioni disastrose alle quali venivamo sottoposti. Chissà, forse studiando, le cose avrebbero potuto andare meglio, ma resta il fatto che le espressioni “spannare”, “mi hanno spannato in fisica”, “ci spanna in latino” erano all’ordine del giorno. Ogni riferimento di carattere sessuale in questa espressione era tragicamente voluto.

Il successo scolastico di Guerre Spannari, dove noi studenti eravamo ovviamente i buoni ribelli, e i professori erano i cattivi, mi spinse a realizzare anche due seguiti: “L’Impero colpisce ancora”(sic!) nel 1984 e “L’Ultimo Jedi” nel 1985.

A differenza delle prime due storie, puramente parodiche, “L’Ultimo Jedi” era una storia basata sui personaggi della saga cinematografica con una sua timida dignità. Potremmo paragonarla a quelle storie a fumetti di Star Wars che sono incentrate su personaggi minori o su avvenimenti di contorno.

In questo particolare caso, dopo la distruzione dell’impero e la scomparsa di tutti i Cavalieri Jedi, un cargo mercantile guidato da due mercenarie entra nella “zona vuota”, lo spazio in cui si racconta esistesse un tempo l’impero. Qua, in un cimitero di astronavi, il fantasma di Darth Vader, cerca ancora nuovi allievi per portarli verso il lato oscuro…

Chissà che un giorno non riesca a riproporre questa storia?

Anche l’avvento delle videocassette e dei primi videoregistratori portatili, ben lontani dalle piccole videocamere di adesso, ci ha portati inevitabilmente a confrontarci con Star Wars.

Esistono infatti alcuni brani di videoregistrazioni in cui recitiamo “Guerre Spannari”. Scene di esterni sulla neve, per simulare il pianeta Hot, con una testa di Taun Taun costruita in un giorno, e una palla di gomma truccata da sonda, che emerge fluttuando da un cratere nella neve, grazie alla magia di una canna da pesca. Vassili, compagno di tante (dis)avventure e appassionato modellista aveva già preparato svariati modelli di astronavi, tra cui uno splendido incrociatore stellare di 60 centimetri, mentre io mi ero assunto il compito dei pupazzi, con un elegante Jabba in grado di muovere occhi e bocca.

Dopo due sessioni di riprese, il progetto ambizioso fu affossato miseramente. Un giorno che dovevamo girare degli interni, Alberto, il possessore unico della videocamera, semplicemente non si presentò.

Forse era un modo per commentare con discrezione il livello delle nostre performance recitative.

Così finì miseramente il nostro film. Ci rimane però la soddisfazione di essere stati i primi a girare scene di Star Wars in digitale!

Anche il mio matrimonio ha avuto la sua parte di Guerre Stellari. La marcia nuziale era infatti tratta dalla marcia trionfale “Throne Room” che potete ascoltare nella scena finale del film, quando la principessa Leia premia i suoi valorosi eroi.

I miei amici sostengono invece che l’unico elemento di fantascienza fosse che una donna avesse deciso di sposarmi.

Non ho idea di come Guerre Stellari incrocerà ancora la mia strada, in futuro, a parte i progetti legati a Star Rats, ma se quei signori vestiti di nero che vedo fuori dalla finestra non sono gli avvocati di George Lucas, è probabile che Star rats non sarà l’ultima volta, per me.

Adesso scusate, ma sento che suonano con insistenza alla porta.

Che la Forza vi accompagni!