di Omar Martini

Leo Ortolani è uno degli autori di questi ultimi anni. Dopo sporadiche presenze sulla fanzine Made in USA, dove debutta il personaggio cult di Rat-Man, prima la scena dell’auto-produzione, poi il passaggio alla casa editrice Bande Dessinée e infine la “planata” sull’aeroporto Marvel hanno definitivamente sancito il successo di questo bravo disegnatore, che sta facendo più morti dalle risate per tutto lo stivale che un semplice passaggio del nino, la nina e tutta la loro prole. A lui la parola.

Puoi raccontarci brevemente la carriera editoriale di Rat-Man?
Rat-Man nasce nel 1989 come parodia di Batman, sulla scia del film di Tim “il geniale” Burton, che in quell’autunno avrete sicuramente visto tutti. Io, purtroppo, dopo aver deciso fortissimamente di andare, avevo rinunciato per il gran battage pubblicitario che lo circondava e che me lo aveva reso, allora, antipatico!
Rat-Man nasce come storiella-satellite a una storia (seria) mandata a un concorso de L’Eternauta per autori esordienti. Mentre la storia seria si perde nella nebbia della sua serietà, il topo fa lo spiritoso, lo notano subito e, invece di cacciarlo fuori dalla classe come si sarebbe meritato, lo premiano per la sceneggiatura! Che roba! Che tempi! Poi, una mattina del 1995, quando c’è grossa crisi, vado da Marcello Toninelli a rovinargli la vita con pretese di autoproduzione. E si comincia con la serie autoprodotta. Perché Rat-Man dopo 6 anni? Lo avevo fatto partecipare a tante cose piccole e grandi, tra cui la mitica fanzine Made in USA, e mi pareva il caso di insistere con lui, visto che qualcuno se lo ricordava nonostante tutto quel tempo. Dopo aver travolto la redazione di Toninelli, che in quei mesi gloriosi in cui mi ebbe attorno invecchiò di trent’anni, passai a tormentare il buon Andrea Rivi, freschissimo editore delle Ed. Bande Dessinée, con cui traghettai il topino fino a casa della signora Marvel, dove lo lasciammo una sera, dentro una cesta, davanti alla di lei porta. La sventurata la aprì.

Oltre alle ovvie influenze (e citazioni) Marvel, quali sono gli altri elementi che danno vita ai tuoi fumetti?
Tanta vita vissuta pericolosamente. Ogni tanto uscivo anche di casa! Quindi elementi autobiografici a iosa e comunque ogni elemento di qualsiasi natura che interagisca in qualche modo con la vita che mi e ci circonda. Anche le interviste!

Da cosa nascono cross-over come quelli con “Erinni”? Ce ne saranno degli altri in futuro?
Il cross-over con Erinni, al di là delle telefonate e degli incontri che ho avuto con Ade, delle discussioni e delle risate dicendo “perché no?”, dei contatti con il Ragno per i particolari tecnici dell’operazione, in un senso più artistico nascono dall’impressione che sotto-sotto ci sia qualcosa di divertente da dire, da far risaltare, soprattutto nella personalità o nelle storie del personaggio con cui il topo interagisce. Con Erinni, ad esempio, è stato divertente mettere a confronto un topo digiuno in fatto di sesso con una donna che cerca di sedurlo. Una storia di fantascienza, insomma. Più in generale, il divertimento nel cross-over nasce dal mettere a confronto il personaggio-ospite (e non la sua parodia) con Rat-Man, l’elemento destabilizzante, e vedere come il primo reagisce. Per il momento non ho in programma altri cross-over, se non con Legs Weaver, come da accordi di sangue con Antonio (Serra)… che dici, Antonio, va bene per l’inverno del 1999? Io continuo a buttare giù la mia storia!

Quali sono gli autori (in senso lato, quindi di fumetti, cinema, letteratura, musica, ecc.) che ti piacciono? Quali sono quelli che cerchi di più e da cui ti senti più ispirato?
Autori di fumetti che mi ispirano? Kirby, Buscema, Romita Jr., Miller, Nocenti, Eccetera, per gli americani (in particolar modo Eccetera); Cavazzano, Tacconi, Nidasio, Polese, Mari, Eccetera per gli italiani… Eccetera è il cugino di quello di prima. A dire il vero in questo momento non c’è nessun autore in particolare che cerco di più, se si escludono Kirby e Mignola per i loro disegni. Spesso curioso tra le cose che escono e mi porto a casa un mix di personaggi. Se dovessimo parlare di cinema, letteratura e musica non finirei più e mostrerei la mia reale natura di persona ignorante, che non è bello e poi mi intristisco.

Che cosa fai quando disegni? Ascolti musica, guardi la TV, sfogli libri o riviste?
Quando disegno, a meno che non abbia deciso di sperimentare quanto affinato sia il mio senso dello spazio sulla tavola, cerco di guardare cosa sto facendo, così resta in campo solo la radio su Radio Italia (è pubblicità, ma la metto lo stesso… a me la musica italiana piace, capisco subito di cosa si parla e se Marco se n’è andato e non ritorna più) oppure ascolto le musiche da film sui cd.

Quanto (e cosa) c’è di te nei tuoi fumetti (quindi, non solo Rat-Man)?
A volte ci sono proprio io, nemmeno camuffato per pudore! Come ho già detto prima, le cose che ci accadono ci influenzano in determinate direzioni, a maggior ragione per chi scrive delle storie. Non rivelerò mai quanto ci sia di autobiografico, per non perdere amici secolari, ma starò su un vago 60/70%…

Qual è il rapporto tra Rat-Man e le tue “altre creature”?
Ottimo, cambia il nome, cambiano le facce, ma è inevitabile che i personaggi siano molto simili tra loro. Addirittura io mi immagino la stessa scimmietta che, come De Niro, viene chiamata a interpretare i ruoli più disparati. Oggi è Rat-Man, domani è Giuda, dopodomani è l’investigatore Merlo e così via!

Ora hai affrontato l’esperienza dell’edicola. Comunque, come consideri il canale librario? Vedi delle potenzialità ancora inespresse?
Questa domanda sembra molto commerciale e vorrei che il ragno dentro di me potesse dare una risposta, visto che mancano ancora parecchie versioni della stessa vaccata… tuttavia non ho molti elementi per farlo. A mio parere credo che il mercato librario, inteso quello delle librerie non specializzate in fumetti, non sia il canale adatto a un fumetto, a meno che non si cerchi la strenna da regalo e quindi di una certa fattura, ma un giorno affronterò avidamente anche quello. E forse anche quello dei benzinai e dei fornai, andando là, insomma, dove la gente è costretta a passare! Ovviamente il discorso librerie è relativo all’Italia e non ai paesi come la Francia, dove il fumetto è tenuto in diversa considerazione. Peccato per i lettori di Mururoa.

Che cosa ci riserverà in futuro Rat-Man? E Leo Ortolani?
Direi quasi sicuramente un’originalissima saga incentrata su un fenomeno scientifico degli ultimi anni e non ancora ampiamente sfruttato dal fumetto: la clonazione. Poi ambientazioni da servizi segreti, di tipo fantasy (“Cinzia la barbara!” Se non comprate più Rat-Man almeno comprate questo!) e di tipo “giurassico”, ma con sorpresa. Leo Ortolani invece è meno affidabile e spero che la sua futura moglie gli insegni a stare al mondo. Nel frattempo ha scritto le nuove strisce delle Sturmtruppen disegnate dal mitico Clod e pubblicate da luglio sul Giornalino e sempre con Ade ha lavorato a una mini-serie di quattro numeri più lo zero intitolata Morgan, che partirà a novembre da Lucca. Poi, forse, laverà la macchina.

L’intervista è stata originariamente pubblicata su Anteprima n. 83 del luglio 1998. Si ringrazia Omar Martini per averne concesso la pubblicazione integrale.