di Daniele Barbieri

Credo che un giovane autore che volesse scrivere o disegnare fumetti di supereroi dovrebbe usare Rat-Man come testo di studio, come una specie di trattato dei luoghi comuni che fanno riconoscere il genere, non solo quelli tematici ma anche per il montaggio e il ritmo delle scene. Poi il giovane autore deciderà se adeguarsi agli stereotipi di genere o se provare a partire da lì per fare qualcosa di diverso. È probabile che, se è stato davvero un lettore di Rat-Man, non sarà più capace di adeguarsi: avremo perciò o un disadattato o un rinnovatore (e la differenza, si sa, è sottile).

Leo Ortolani non perdona: lo squallore della quotidianità si annida per lui dietro a ogni spigolo eroico. Ogni tanto mi domando se certe battute se le studia, o se gli vengono fuori così. Sarebbe ammirevole in ambedue i casi – ma in maniera diversa. Certo che è capace di costruire le sue storie dando l’impressione che le battute gli vengano fuori così; e questo vuol dire che non ha capito solo come sono fatte le storie di supereroi, ma anche come si fa a far ridere, come si trova il ridicolo proprio là dove dovrebbe essere di casa il suo opposto, il drammatico, il tragico.

Non vi fidate di Ortolani come condottiero. Vi farebbe vedere le cose come sono, e tutti andrebbero a casa. Oppure vi farebbe ridere, e nessuno combatterebbe più.
Magari il mondo ha davvero bisogno di eroi. Eppure sappiamo tutti che quando hanno casa sopra al droghiere dell’angolo non sono del tutto convincenti. Nessuno è profeta in patria; ed è per questo che gli eroi vengono sempre da qualche altra parte, sufficientemente lontana. Nelle storie di Ortolani tutto il mondo è paese, e nessuna parte è lontana a sufficienza da permetterci di sognare.

È il sonno della ragione che genera i mostri, e gli eroi. Ma cosa succede quando la ragione resta insonne troppo a lungo? Magari nasce Rat-Man. Magari andiamo in edicola e comperiamo il nuovo numero.

D.B.
Pianoro (BO), luglio 2011

Daniele Barbieri è laureato in Filosofia, ha un Dottorato di Ricerca in Semiotica e insegna all’ISIA di Urbino, alla SUPSI di Lugano e presso il Master in editoria dell’Università di Bologna diretto da Umberto Eco.
Si occupa di filosofia del linguaggio e comunicazione visiva, con particolare riguardo per il fumetto e per il graphic design. Ha pubblicato “I linguaggi del fumetto” (1991)
“La linea inquieta” (2005), “Breve storia della letteratura a fumetti” (2009) e “Il pensiero disegnato” (2010). Sul graphic design ha pubblicato “Guardare e leggere” (2011) che ha lo stesso titolo del blog che cura tuttora.