di Leo Ortolani

Rat-Man contro il Ragno!

Da Rat-Man 1. Prima pubblicazione novembre 1995

Rat-Man 1

Con questa storia di 24 pagine, Rat-Man tenta la strada dell’autoproduzione e si presenta al pubblico di Lucca di novembre. Inizia la sua avventura.

È la prima volta che, oltre al pennino, uso un pennello per il ripasso a china del disegno a matita, e i “retini” per i toni di grigio.
Quando scrissi “Rat-Man contro il Ragno!”, l’idea di base della storia era quella di uscire dalle regole, di presentare un personaggio fuori dalle regole.
E in quegli anni, c’era la regola (soprattutto in America) di pubblicare il primo numero di una serie con diverse copertine, in modo da sfruttare la tendenza dei collezionisti a comprare non solo la copia “ufficiale”, ma anche quella con la copertina “limitata”. In questo modo le case editrici riuscivano a vendere due, tre volte lo stesso numero, realizzando buoni incassi.
Il primo numero di Rat-Man si presentò quindi con una sola copertina, e nella storia combatteva contro il Ragno, l’incarnazione di queste iniziative commerciali.
Il Ragno è una chiara parodia del più celebre personaggio della Marvel, il cui superproblema è fare soldi alle spalle dei lettori più ingenui, stampando la sua storia a fumetti con 27 versioni della copertina.
Ricordo che in quei giorni mi chiesi se una storia così “particolare” non avrebbe fatto scappare i lettori, anziché invogliarli a leggere anche le storie successive. Pensai che tutto sommato, avrei forse fatto meglio a iniziare con una storia più “classica” come “La minaccia verde”, che invece avevo progettato come seconda uscita. Tuttavia, come mi disse una mia amica, proprio una storia particolare come “Rat-Man contro il Ragno” avrebbe subito “selezionato” il pubblico dei lettori. Solo quelli in sintonia con il taglio dato al personaggio, avrebbero continuato a seguirlo. Non aveva torto.

Splash page

La splash page

Pag. 1 – Con la prima pagina getto subito le fondamenta della serie. Taglio supereroistico (o presunto tale). Come “musa ispiratrice” scelgo il mio autore preferito di sempre, Jack Kirby, e ne scimmiotto lo stile fin dalla prima immagine del palazzo. In questa pagina d’apertura, utilizzo alcuni schemi classici degli albi dei supereroi. Una breve frase d’inizio (occasione per una prima battuta o un primo gioco di parole), il titolo e una successiva, breve descrizione di quello che sta succedendo, introducono il lettore nella storia.

Pag. 2 – Il capitano Krik. È capitano della polizia della Città Senza Nome, la città dove si svolgono le avventure, è amico di Rat-Man e spesso lo chiama in aiuto con il Rat-segnale (quel missile rumoroso con le orecchie da topo). Il nome è ovviamente uno storpiato omaggio al Capitano Kirk di Star Trek, e la sua figura, capelli brizzolati e sigaro in bocca, l’ho mediata da quelle dei poliziotti sbrigativi e burberi che Kirby disegnava nelle sue storie (ad esempio il “terribile” Turpin nella saga dei “Nuovi dei”).

Pag. 3 – Rat-Man e Valker. L’eroe e la sua nemesi. Allora non lo potevo immaginare, che sarebbe stato così. Avevo già creato il Buffone, come nemesi del Ratto, ma andando avanti con la serie, mi accorsi che il Male non si serviva di Buffoni. E Valker, piano, piano ne prese il posto. Valker nasce già con lo scopo di introdurre un personaggio sinistro. Il suo volto di pietra è modellato su quello di Clint Eastwood. Una cicatrice gli solca il viso e un paio di occhiali nascondono il suo sguardo di ghiaccio.

Pag. 5 – “Io entro! Copritemi!” è una di quelle battute scontate e vecchie che ogni tanto mi piace mettere nelle storie, come se le mettessi in cornice.
I Rat-Visori: i gadget di Rat-Man dovevano accostarlo maggiormente a Batman, personaggio a cui si ispira, ma poi ho quasi del tutto abbandonato queste cose, forse anche perché non ce n’è mai stato molto bisogno.

Pag. 8 – I primi numeri dell’autoproduzione avevano schemi abbastanza fissi nello stabilire gli accadimenti all’interno della storia. Poiché avevo a disposizione poche pagine (24), a un terzo e a due terzi della narrazione doveva succedere qualcosa che facesse avanzare la storia in maniera spettacolare. Qualunque cosa essa fosse, l’apparizione del nemico o altro, ne sottolineavo l’importanza con una “splash page” (pagina in cui c’è un’unica grande vignetta), che il lettore si trova davanti “all’improvviso” voltando pagina. È un trucco narrativo abbastanza semplice: voltando pagina, c’è il colpo di scena. Inserire una splash page nella pagina a fianco a quella che state leggendo non ha lo stesso impatto, perché la vedete già.

Pagg. 10, 11 e 12 – Il Ragno, la parodia dello Spider-Man americano, con i difetti della casa editrice Marvel dell’epoca: intenzionato a spremere soldi dai lettori con tutti i mezzi, soprattutto quello delle “variant cover”, che spingevano i collezionisti più incalliti a comprare “27 versioni della stessa vaccata”.

Pag. 14 – Anche per le scene d’azione devo molto allo studio delle sequenze del Capitan America di Kirby. Con scarso successo. Meno male che conto più sulla battuta che sui pugni!

Pag. 15 – Il Ragno, catturato, cerca di corrompere Rat-Man proponendogli di diventare una star del fumetto, con qualche accorgimento che lo farebbe diventare un personaggio postatomico, darkeggiante, tecnologico… Quando uscì Brendon della Bonelli, qualcuno mi scrisse che mi avevano copiato l’idea…

Pag. 16 – Ancora una splash page esattamente a due terzi della storia. Il Redactor, anch’egli modellato su certe creature kirbyane ricordava un po’ “la Cosa”. Questo mi suggerì l’intera saga del multiverso due anni più tardi.

Pag. 22 – Il corpo del Ragno non si trova. Classico trucco per poter riutilizzare il personaggio in futuro.

Pag. 23 – La frase “Ancora! Cercate ancora! La memoria del Redactor è corazzata! Deve essere qua, da qualche parte!” lascia una porta aperta anche sul possibile ritorno del Redactor.
Il Ragno e il Redactor sono effettivamente tornati nella “trilogia del multiverso” (1997).

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