di OFT

Leo Ortolani è diventato in pochi anni uno degli autori umoristici di maggior successo fra i lettori. Alcuni grandi “vecchi”, si lamentano che in Italia sia scomparso il genere “comico”. C’è Lupo Alberto e Cattivik, c’è Il Giornalino e la Disney, ma è scomparsa la tradizione del fumetto distensivo. Abbiamo chiesto al “Leo” il suo parere sul destino del fumetto in Italia.
C’è poco da ridere. Purtroppo in tutti i sensi. Sempre che si parli di fumetto umoristico italiano, ovviamente. Forse, in futuro, arriveranno nuovi autori in grado di imporsi con i loro personaggi, come stanno già facendo Laura Stroppi e Riccardo Crosa, o forse è solo questione di lettori interessati ad altri generi o ad autori esteri, giapponesi in prima linea. Oppure dipende anche dagli autori, che non riescono più a far ridere perché non riescono a uscire dai loro schemi ormai consunti… È il mio terrore!

Le tue storie sono farcite di citazioni su citazioni: fumettistiche, cinematografiche e musicali. Delle prime è risaputo il tuo amore per il mondo Marvel in generale (in particolare Kirby) e su Rat-Man Collection è stata pubblicata una tua storia in stile Raymond; quali sono i tuoi punti di riferimento e i tuoi “top” anche negli altri due campi?
Il cinema, di cui sono un simpatico drogato, mi ha sempre ispirato in molti modi e con i film più disparati, quindi non potrei affermare con sicurezza che seguo tizio o caio per questo, quello, o quest’altro motivo, ma un po’ di nomi ce li ho comunque: Spielberg per la narrazione attraverso le immagini, Kaurismaki per la demenzialità dei suoi lavori, Stanlio e Ollio per i tempi comici, Stallone per tutto quanto, ma soprattutto per il cuore e la passione che mette nei suoi film (non ve lo aspettavate, vero?), Pupi Avati per la poesia di alcuni suoi film e potrei continuare all’infinito! Nel campo musicale non ho fonti particolari, qua sono molto più ignorante che in quello cinematografico e i miei ascolti vanno da Guccini a Masini ma niente Pausini… Se però voglio musica di sottofondo per non sentire il rumore che fanno gli ingranaggi del mio cervello quando tentano di creare qualcosa, allora ascolto musiche da film o la molto evocativa signorina Enya.

Il tuo umorismo, sono concordi tutti, è originalissimo perché ben costruito: lasci qualche indizio poco evidente (ma non troppo) qualche vignetta prima, per poi stupire con la fulminante battuta più avanti. Ti viene così semplice oppure un pochino ci studi sopra?
Un po’ mi viene semplice, sennò impazzirei a scrivere una storia anche di 5 pagine, ma a volte, specie se è parecchio che non scrivo qualcosa, utilizzo anche un po’ di trucchi del mestiere, giusto per iniziare e poi il resto vien da sé . Inutile dire che le gag migliori NON sono quelle costruite!

A proposito dell’esperienza con le Sturmtruppen per Il Giornalino, che effetto ti ha fatto scrivere per personaggi non tuoi? Fra l’altro, se non sbaglio, Bonvi ti ha tenuto a battesimo sulle pagine delle Sturm…
Non è la prima volta che ho lavorato con personaggi non miei. I primissimi erano personaggi di Luca Boschi, il mio maestro Jedi del fumetto, di cui ho realizzato due storie per il mensile Star Comìx nei primi anni ‘90. Le Sturmtruppen mi hanno messo subito soggezione: per fortuna che tra l’incarico e il via ufficiale è passato un anno! Purtroppo, alla fine dei conti, non ho potuto farle più fedeli al modello come volevo, perché su Il Giornalino certe cose non le puoi ovviamente fare… e dire. Per concludere, questa avventura mi ha confermato una volta di più che non ha molto senso lavorare con i personaggi di un altro autore, specialmente quando quest’ultimo ha dato loro una sua impronta caratteristica. Inevitabilmente fai qualcosa che non è il personaggio originale. Il motivo per cui, infine, di Rat-Man voglio fare tutto io, lettering incluso!

In una lettera mi dicevi che le tue sceneggiature sono incomprensibili a tutti fuorché a te: puntini, schizzi, righe, cancellature… Come hai lavorato quindi sulle sceneggiature delle Sturm per Clod?
A Clod ho preparato dei chiarissimi lay-out, cioè delle strisce già abbozzate con i balloons e tutto quanto.

Da autore completo, in questo caso hai scritto solo testi. Prenderesti mai in considerazione l’idea di disegnare una storia non tua?
Non lo so. Mi interessa più scrivere che disegnare… dipenderebbe dal progetto che potrebbero sottopormi.

Come andrà avanti Venerdì 12?
Già alla fine del 1999 arriveranno le nuove puntate della serie, ma non posso rivelarvi il finale! Posso solo dire che la storia continuerà a svilupparsi secondo tutti gli schemi della vita che conduce chi viene lasciato dalla ragazza. Chi c’è passato, può anche indovinare quale sarà la conclusione!

Ho letto che si parlava di uno sbarco di Rat-Man sul mercato americano… ci sono novità?
Nessuna novità. Andrea Plazzi è stato a San Diego, ma non è venuto fuori nulla di interessante. Pazienza! L’importante è che funzioni da noi, in Italia, e gli altri… ciccia!

A proposito di novità: Rat-Man è stata un po’ una ventata di aria fresca nel panorama italiano, forse ci ha abituato troppo bene a sorprese e ad inaspettate novità, perciò viene spontaneo chiedersi: hai in serbo qualche cosa di stravolgente?
Certamente! Ma purtroppo, anche in questo caso non posso anticipare nulla. Spero solo di lasciarvi un po’ sconcertati anche alla fine della prossima trilogia… Ne ho appena costruito l’ossatura e sono abbastanza soddisfatto, ma prima di dire “molto soddisfatto” mi riserbo di scriverla per intero!

Per uno che vorrebbe intraprendere questo lavoro non fu bello leggere, due o tre anni fa, che per farlo dovevi, comunque mantenere il lavoro di geologo. Ovviamente, immagino sia una passione anche questa, ma ora come ora, il tuo “nome” ti permetterebbe di dedicarti esclusivamente al fumetto?
Ora come ora, grazie al Cielo e grazie ai lettori, riesco a vivere del mio mestiere di fumettista. Purtroppo mi ritengo un ragazzo moolto fortunato ad avere incontrato le persone giuste al momento giusto. Negare che anche il mio lavoro abbia contribuito a portarmi fino a qui (dove siamo, a proposito??) sarebbe sciocco, ma resto sempre del parere che, se alcuni incontri non ci fossero stati, avrei fatto molta più fatica… e forse sarei ancora a fare il geologo come secondo lavoro.

Sei uno dei pochi che risponde personalmente alle lettere dei lettori. Lo trovo splendido e infinitamente gentile. È una sorta di ripicca del tipo: “quando scrivevo io, non mi rispondevano mai, io invece voglio rispondere a tutti”, oppure è un esercizio per rimanere con i piedi per terra?
Principalmente mi piace farlo, mi piace sapere se quello che faccio va bene, se ci sono dei suggerimenti che potrei prendere in seria considerazione o se ci sono cose che proprio non vanno giù. Essere disponibile anche a spiegare cose che non si sono capite o particolari del carattere dei personaggi o anche solo battute un po’ ermetiche… ritengo naturale tutto ciò. Visto che entro in casa della gente è bene che sappiano chi fanno entrare!

Fino a quando credi di poter mantenere questo impegno?
Spero proprio fino all’ultimo albo!

Cosa leggi abitualmente?
Libri, più che fumetti. Ultimamente poco di entrambi perché voglio mettermi molto avanti con il lavoro e non dover più temere le scadenze. Ad esempio sto leggendo “Non è successo niente” di Tiziano Sclavi, poi Caterina mi vuol far leggere qualcosa di Isherwood che mi ha detto sia molto bravo. Per i fumetti trovo interessante Julia di Berardi e mi piacciono le storie di Mondo Naif, anche se da adolescente non sono mai stato così intraprendente come i personaggi che ci sono in quell’albo (altrimenti poi andavo a fare fumetti per Mondo Naif, mica facevo Rat-Tardone-Man!). Abitualmente leggo i F4… ma mi stanno deludendo da parecchio… spero che con ‘sto ritorno degli eroi…!

Una marzullata: una domanda che avresti voluto ti facessi e non ti ho fatto?
“La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?”

Cerchiamo di terminare sempre le nostre interviste chiedendo tre autori o opere che si reputano immancabili nella fumettoteca di qualsiasi appassionato: cosa consigli?
Le storie di Topolino di Floyd Gottfredson, quelle di Paperone di Carl Barks, i F4 di Lee/Kirby.

L’intervista è stata originariamente pubblicata su Mumble… mumble n. 1 del febbraio 1999. Si ringrazia Alberto Ghè per averne concesso la pubblicazione integrale.