Abbiamo il grande piacere di intervistare Leo Ortolani, l’autore di Rat-Man, il motivo per cui esiste questo sito. Come al solito Leo si è contraddistinto per l’estrema disponibilità e ha concesso ai lettori di questo sito le sue riflessioni. Buona lettura!


Bedelia è uscito da pochi giorni. Hai già narrato le origini del volume: in occasione della ripubblicazione di Venerdì 12 per Bao Publishing l’editore avrebbe voluto qualcosa di inedito a tema e piuttosto che ampliare la saga hai puntato tutto su Bedelia, un personaggio tutto sommato di contorno. Come è nata l’idea? C’era qualcosa di inespresso in Venerdì 12? O l’Ortolani del 2020 è emerso prepotentemente da quello del passato?
Le strade erano sostanzialmente due: o raccontavo una storia con Aldo e Giuda, in versione Fantasma dell’Opera o in altra salsa parodica, come già avvenuto diverse volte, tipo nel recente Il cercatore, oppure cercavo una strada nuova, inedita. Potevo raccontare Sabato 13, ma anche un sequel della saga non mi entusiasmava, c’è sempre il rischio di realizzare un sequel solo per fare cassetta ed è quello che non mi interessa. E poi c’era lei. Bedelia. Appena ci ho pensato, mi si è acceso subito un qualcosa dentro, una curiosità che non sentivo da tempo. L’idea di poter conoscere chi fosse veramente Bedelia e che fine avesse fatto, in tutto questo tempo, mi ha davvero intrigato. Ma quando ho deciso di dedicarmi a questo progetto, avevo solo il titolo: Bedelia.

Così come per Bedelia, anche Cinzia ha subito lo stesso destino: da “macchietta” a personaggio a tutto tondo da esplorare. Persino Rat-Man nacque così: da semplice parodia di Batman fino a essere il protagonista di più di 120 storie… Robert H. Howard, il creatore di Conan, scriveva che era il personaggio che gli narrava le sue storie. È lo stesso anche per te?
Non lo so. Per tanti versi è così, ma credo sia qualcosa di ancora più misterioso, come meccanismo. È come se ti concentrassi su un personaggio e il tuo cervello elaborasse una sua immagine tridimensionale, attraverso il racconto di lui e di quello che fa. Ma queste cose non è che saltano fuori mentre sei lì che ci pensi. Esplodono all’improvviso, qualunque sia il momento, che tu sia sotto la doccia o dal negozio di bulloni. All’improvviso arrivano le idee, le informazioni che stavi cercando, magari da settimane. Spesso, lo dico subito, arrivano di notte. E Bedelia è infatti arrivata alle tre di notte. È andata bene perché ero andato a dormire nella stanza degli ospiti, da solo, perché tossivo o una cosa del genere e non volevo svegliare Cate. E alle tre di notte mi sono trovato con il cuore in gola a scrivere sul blocco note del cellulare un sacco di indicazioni sulla trama del libro. Non tutte le indicazioni sono state utilizzate, ma tante hanno costituito l’ossatura del libro. È nata Bedelia. Ed è una femmina.

Bedelia è una specie di Dea. Una donna desiderata e bramata da tutti gli uomini finché un giorno viene scalzata dal suo trono. Per la prima volta la protagonista si sente assediata da giovani concorrenti. Non possiamo non leggervi un parallelismo con la tua carriera: tu sei ancora uno dei massimi esponenti del settore. Temi il momento in cui il medium fumetto avrà nuovi autori protagonisti?
Sì, ho voluto anche metterci un parallelismo con quello che vivo io, da autore. Diciamo che non è che io tema il momento in cui arriveranno autori più bravi di me, sono già arrivati da un pezzo. E tanti erano già lì, quando sono arrivato io. Ma dopo un momento di spaesamento iniziale (i lettori mi abbandoneranno per seguire i nuovi autori?), mi sono reso conto che, molto semplicemente, tutto ciò che avevo costruito, narrativamente parlando, negli ultimi vent’anni, non sarebbe mai stato “scalzato”, perché era diventato la base su cui tanti nuovi autori stavano appoggiando le loro storie, la loro carriera. E se ci allontaniamo possiamo vederla, questa torre, alta più di cento anni, che ognuno di noi sta contribuendo a costruire. E ognuno di noi potrà mettere quei mattoni lì, poi dovranno arrivarne altri, per forza, con altri mattoni, sennò la torre non cresce. Insomma, fortunatamente non lavoro in un settore dove solo uno viene letto, ma in un settore variegato dove io per primo, da lettore, spazio con grande soddisfazione, godendo proprio dell’arrivo di autori nuovi e straordinari. A cui auguro veramente tutta la fortuna che ho avuto io e che sto ancora avendo. È un momento, per il fumetto italiano, che io considero “rinascimentale”. È straordinario esserci, sia da autore che da lettore.

Bedelia si concede molto, in un parossismo continuo che non le dà pace. Da qualche anno anche tu ti sei aperto ai social. C’è un limite da non superare per conservare la sanità mentale? La disponibilità ha un costo? E l’integrità?
Vedo i social come quello che sono, mezzi spettacolari per essere in contatto con i tuoi lettori e per promuovere ciò che stai realizzando. Vanno ovviamente considerati per ciò che sono, specchi deformanti della realtà, dove è ovvio che i tuoi follower ti vogliano bene, sennò non ti seguirebbero, quindi non sono strumenti su cui basare la situazione reale.
Ma consentono comunque di fare delle considerazioni, sulla base di un numero sufficiente grande di commenti e di interazioni.
In quanto tali, vanno saputi usare. Io seguo un po’ le orme dei miei colleghi, in particolare di Roberto Recchioni, che secondo me è sempre sul pezzo e ha una lucidità astrale, nelle sue analisi di mezzi, prodotti e situazioni. A volte puoi essere d’accordo o meno, ma non saprei mai dirla bene come la dice lui. Così, da anni, seguo quello che fa lui. Aveva un blog, ho aperto un blog, aveva Instagram, sono andato su Instagram. Lo seguo. Se va a fare in cantastorie, fidatevi, è il momento di andare a fare il cantastorie. Ma il social resta comunque un mezzo, non uno stile di vita. E quando non ho niente da dire, passano anche giorni, senza che posti qualcosa. Senza troppi patemi, perché quelli me li danno già la vita reale, le situazioni da risolvere in famiglia, i problemi sul lavoro.

Bedelia ha un’infanzia difficile. Non sa amare perché non è mai stata amata. Persino le “amiche” di cui si circonda lo fanno per interesse. È la ricetta magica per diventare stronzi?
Ma no, a volte si è stronzi anche se si è amati troppo, quando non ci vengono mesi dei paletti o ci viene concesso tutto. Vedi Stallone, che ha attraversato un momento di grandissima fama e tutti gli dicevano che era bravo e poteva fare qualunque cosa. Che poi non era vero, ma lui ci aveva creduto, a questo suo potere mistico e un po’ stronzo, dicono, lo era diventato. Poi, con i fallimenti di alcuni film, con un periodo non strepitoso di carriera, ha capito che stava andando fuori strada. E siccome resta comunque una persona molto intelligente, ha ripreso a creare film interessanti, alternandoli a puri film-bancomat, realizzati giusto per il mercato dello straight to video. Insomma, sta usando il mezzo, quando prima era il mezzo a usare lui.

In Bedelia si potrebbe leggere una critica, più o meno velata, alla società dell’immagine così presente in questi anni. Tu hai due figlie, più una in affido: quanto è difficile insegnare che oltre l’apparenza deve esserci la sostanza?
È difficilissimo. È nuotare contro corrente. I ragazzi vivono una vita social che noi non ci sogniamo nemmeno lontanamente. È un cambiamento epocale che noi genitori nati nel secolo scorso non sappiamo affrontare, con i mezzi che abbiamo. Possiamo proibire, possiamo limitare, possiamo sgridare, ma l’unica soluzione è tuffarsi in questa corrente e imparare a nuotare con loro. Farsi ascoltare è più facile se sei a loro fianco, invece che su una cattedra analogica. E non mancano i casi in cui purtroppo devi dire “te lo avevo detto”.
Ci sono cose che loro imparano e noi, no. Ci sarà un momento in cui, come nella vita, dovremo lasciarli andare, perché più in là non potremo arrivare. Ma sarà lo stesso anche per loro, con i loro figli, non perché siamo degli imbecilli, eh? :D
Cioè, mia mamma, 91 anni, mi manda i vocali con uozzap e i messaggi con le emoticon. Mio padre si è sempre rifiutato di telefonare, anche con gli apparecchi con il disco. Per dire.

In Bedelia aleggia il clima della genitorialità, mancata e ottenuta: quanto è cambiato il tuo essere autore da genitore?
Molto. Ho un punto di vista doloroso e meraviglioso al tempo stesso. Hai sott’occhio il cambiamento. La crescita dei figli, il declino dei genitori. E tu, contemporaneamente figlio e genitore, in mezzo. Fa impressione. Non mi ci sono ancora abituato.

Anche il tema della religione è presente. In Bedelia vi è un angelo che la accompagnerà nelle sue vicende: quanto è importante la religione nella tua vita?
Io credo che se non ci fosse un Dio, sarebbe tutto inutile. Non capisco non riescano a non impazzire gli atei. Cioè. Cosa siamo qui a fare, se dopo non c’è altro? Se non esiste un diverso livello dell’esistenza? Non lo so, so solo che a me un Dio serve. Per dare un senso a tutto. La scienza è carina, ma non mi basta.

All’orizzonte c’è il terzo volume dedicato allo Spazio: sai già quando uscirà e chi sarà l’editore?
Stiamo progettando un terzo libro con ASI e Feltrinelli Comics, dedicato a Marte. Era scontato, visto il percorso tracciato dai libri scorsi. Dovrebbe vedere la luce nell’autunno del prossimo anno. Per Lucca. Forse.

Sappiamo che stai preparando un fumetto Western. Puoi dirci qualcosa di più (data di uscita, caratteristiche cartotecniche?) Sai già chi lo pubblicherà? Scommettiamo che se uscirà in edicola sarà Panini Comics, se in libreria qualcun altro…
Matana è una miniserie che uscirà per Panini Comics, strutturata come la recente miniserie di Star Rats, sei albi mensili di 24/32 pagine. Dovrebbe uscire a marzo e proseguire fino ad agosto. Al momento, sto scrivendo la sesta e ultima parte. Gran finale!

Ciao Leo, grazie della tua disponibilità. Vuoi dire qualcos’altro ai lettori di questo sito presente in rete da 23 anni?
Amici? Dove siete? :DD
Scherzi a parte, volevo invece ringraziarti, Maurizio (il webmaster ndr), per la cura che continui a infondere in questo sito che, lo ricordo a chi è arrivato a leggere fino a qui, rappresenta da sempre la nostra “isola di Mompracen”, un sito slegato da qualunque editore e quindi sempre libero di esprimere le proprie idee, riguardo ciò che ruota attorno alle mie storie. Un tempo era attivissimo il forum, ma il tempo passa e i mezzi con cui siamo presenti sui social cambiano. Ma se mi è concesso un unico rimpianto, direi che rimpiango il forum, quando era vivo e pieno di creatività. Un brindisi a ciò che è stato, un brindisi a ciò che sarà!